In fuga controvento: Pedalando sulle strade del mondo alla scoperta di se stessi (Italian Edition) by Paola Gianotti

In fuga controvento: Pedalando sulle strade del mondo alla scoperta di se stessi (Italian Edition) by Paola Gianotti

autore:Paola Gianotti [Gianotti, Paola]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo 29 - IMPARANDO SI SBAGLIA

Il pretesto di attendere una futura quanto irraggiungibile perfezione e nel frattempo non fare nulla, è il primo degli errori che ho imparato a non commettere. Sono ben consapevole di aver accumulato un solido bagaglio di esperienze, eppure continuo a commettere una quantità di errori durante le mie imprese sulle due ruote. Errori anche banali, piccole cose molto terra terra, senza bisogno di scomodare i massimi sistemi. La perfezione, certo, è solo una chimera, ma qualcosa per andare in quella direzione magari si può anche fare.

Un esempio? Il sole. Riesco quasi sempre a non tenerlo in sufficiente considerazione. E lui si vendica. Ovvio, mi spalmo sempre per bene la crema solare ad alta protezione, per evitare le scottature, ma poi arriva la giornata nuvolosa e decido che ne posso fare a meno. E anche se nascosto, il sole colpisce. Bolle sulle cosce e gonfiore. Che male. Il giorno dopo sono costretta a coprirmi le gambe con una tuta lunga, patendo un caldo micidiale.

Poi c’è l’alimentazione. Un fattore importante anche per chi pratica l’unico sport di alzarsi di quando in quando dalla sedia. Figurarsi per chi La pasta sempre, a colazione e a pranzo, e la sera proteine e verdure. Mentre pedalo mangio qualcosa ogni ora: un sandwich, una barretta di frutta secca, una banana, del cioccolato e in questi giorni in cui fa così caldo anche tanti gelati. Ma capita spesso che mi dimentichi il “rifornimento” orario, perché troppo concentrata sui chilometri da fare o irritata dal vento che sembra avercela con me e che non mangi regolarmente. Ed ecco arrivare, puntuale, il calo di zuccheri.

Ci sarebbe anche l’abbigliamento, anche qui riesco ancora a sbagliare; a volte mi copro troppo, altre troppo poco. Chissà quanti chilometri sulle strade del mondo dovrò ancora macinare, prima di riuscire a evitare anche l’ultimo degli errori del principiante. E poi ne commetterò altri, che adesso non immagino neppure. Ma non me ne starò in un angolo, con la scusa che “o è perfetto o niente”.

Quando sono impegnata a portare a termine un’impresa così importante cerco di prestare attenzione a ogni segnale e qui non mi riferisco a quelli stradali, naturalmente. Quando il tuo quotidiano è fatto di centinaia di chilometri in sella, qualsiasi cosa che in un contesto da vita di tutti i giorni non sarebbe fonte di particolare preoccupazione va valutata invece con attenzione.

Ieri, mangiando una barretta ai cereali, mi si è spezzato un dente. Fossi stata a casa non avrei dato importanza al fatto, tanto più che non sentivo male. A casa avrei semplicemente chiamato la mia dentista e preso un appuntamento. Qui, in questa situazione, è tutto amplificato. E il campanello d’allarme suona più forte. Penso subito: e se devo andare da un dentista qui? Ho già il terrore in Italia (voglio bene alla mia dentista, ma non alla sua poltrona!), figuriamoci qui, dove non capirei neanche bene cosa mi dicono. Si innesca una reazione a catena di pensieri catastrofici. Perché un piccolo, banale problema diventa enorme, quando vivi una situazione così impegnativa.



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